Di Luciana Borsatti da ANSAmed del 19 settembre 2016
“Sono un cittadino del mondo, figlio della cultura araba, che ha vissuto gran parte della vita tra Europa e Stati Uniti”, nell'”interesse” e nel “rispetto per le culture degli altri Paesi. Si presenta così, nella sede della Stampa estera a Roma, Hamad Bin Abdulaziz Al Kawari, candidato del Qatar alla successione alla bulgara Irina Bokova a Direttore generale dell’Unesco.
Già ambasciatore in Francia, negli Usa e presso l’Onu e la stessa Unesco, oltre che ex ministro della Cultura del Qatar e fondatore del Centre for Media Freedom di Doha, Al Kawari ha deciso di far partire da Roma la sua campagna per la successione – le elezioni sono fissate nell’ottobre 2017 – perché, ha sottolineato, l’Italia stessa “è un grande museo”, e “uno dei primi compiti del Direttore generale dell’Unesco è difendere i beni culturali del mondo”. Tanto che, aveva poco prima annunciato alla cerimonia per il conferimento di una laurea ‘honoris causa’ da parte dell’università romana di Tor Vergata, la sua priorità sarà il restauro di Palmira in Siria, dopo le profanazioni subite da quel prezioso sito archeologico da parte dei miliziani dello Stato islamico.
Al Kawari ha messo l’istruzione e l’educazione di qualità al centro del suo programma, insieme all’obiettivo di far stanziare più risorse per la missione dell’Unesco nel mondo. D’altronde il Qatar – grande investitore internazionale e anche nell’economia italiana – è stato il solo Paese, sottolinea con orgoglio, ad aver stanziato 10 milioni di dollari proprio per il fondo Unesco per la conservazione del patrimonio culturale, in soccorso alla organizzazione Onu che vive, sottolinea, una crisi finanziaria.
Ed è appunto la minaccia del terrorismo anche alla cultura ed al patrimonio del passato uno dei fronti su cui l’Unesco si deve confrontare. “Saluto la decisione italiana di stanziare per ogni euro destinato alla sicurezza anti-terrorismo anche un euro per la cultura”, ha detto Al Kawari, elogiando il governo di Matteo Renzi, e preparandosi ad alcuni incontri istituzionali, fra oggi e domani, fra cui quello annunciato con il ministro per l’Istruzione, l’università e la ricerca Stefania Giannini. Una scelta quella italiana, osserva, che riflette “un alto grado di coscienza” sugli strumenti necessari “per affrontare questo estremismo”.
Ma in quale direzione potranno andare i suoi sforzi per contrastare proprio sul piano culturale l’estremismo jihadista?
La presenza all’Unesco “di una personaggio arabo moderato”, con un’esperienza diretta delle culture di altre parti del mondo, risponde Al Kawari ad ANSAmed, potrà aiutare “ad affrontare culturalmente il problema di quella minoranza deviante” dal vero Islam. “Questi terroristi – aggiunge – non mirano ad uccidere le persone, ma a colpire il loro spirito e la loro coscienza e distruggere le relazioni tra loro. La crisi attuale è una crisi culturale e con la cultura la possiamo affrontare”.
Candidato dal Qatar, Al Kawari ha anche il sostegno del Consiglio di cooperazione del Golfo per la sua corsa ai vertici dell’Unesco – in cui si dovrà confrontare però anche con altri due candidati del mondo arabo, del Libano e dell’Egitto. Ma proprio nel Consiglio del Golfo è forte il peso dell’Arabia Saudita, accusata da molti di aver contribuito, con la diffusione della corrente wahabita dell’Islam, al diffondersi del terrorismo islamico. “Purtoppo molte posizioni religiose – risponde il candidato del Qatar- sono state legate alla politica, e ognuno le dirige secondo i propri interessi. Noi dobbiamo separare la cultura dalla politica e concentrarci su ciò che unisce la gente ed i valori”.
Quale sarà dunque il suo primo atto per l’educazione nel mondo arabo-islamico? “Credo che la cultura araba sia una cultura tollerante”, sottolinea, che ha vissuto per secoli nello scambio reciproco tra diverse culture, “ma questi estremisti l’hanno devastata e distorta con tutti i mezzi”. Per rimanere tale, dunque, la cultura arabo-islamica “deve tornare a questa tolleranza e al rispetto delle altre culture”.
Quanto ai terroristi, rimarca, “molti provengono dalle migliori università, ma la loro istruzione così avanzata non ha dato loro propri quei valori comuni, come la tolleranza e l’interazione tra culture nel reciproco rispetto”.
In merito infine alle altre due candidate arabe alla carica, la libanese Vera Khoury e l’egiziana Mouchira Khattab, Al Kawari osserva che la sua candidature è stata annunciata già due anni fa e da allora molto è stato fatto per presentare al mondo il suo programma: “siamo in un’eccellente posizione. Ma se restano tre candidati del mondo arabo, allora vinca il migliore”..