a cura di Margherita Di Vilio
Ali Hussen Faraj è nato a Baghdad nel 1964; docente alla Facoltà di lingue dell’Università di Baghdad, nel 2005 si è trasferito in Italia ed attualmente insegna lingue semitiche antiche e moderne presso il Centro Studi del Vicino Oriente a Milano.
Qual è la sua formazione?
Mi sono laureato in lingua Ebraica all’Università di Baghdad dove ho conseguito anche un Master ed un Dottorato in Lingue semitiche. Sono stato docente presso la stessa università, dove ho tenuto i corsi di conversazione e lettura in Ebraico, Aramaico e Accadico, Siriaco e filologia semitica. Ho tenuto anche dei corsi di lingue semitiche comparate per la Facoltà di Arte, dipartimento di archeologia. Ho collaborato come esperto con il Museo di Baghdad e proprio grazie a questa collaborazione ho conosciuto il Centro Scavi di Torino. Tramite i miei colleghi e amici Torinesi, tra I quail il Dr. Carlo Lippolis, ho ottenuto una borsa di studio di sei mesi e un invito per venire in Italia.
Nel 2005. Mi trovavo in Germania e sono stato contattato da amici di Torino che mi hanno detto: Ali al tuo ritorno in Iraq troverai un invito per venire in Italia con una borsa di studio. Così è stato, ma inizialmente non ero convinto, non volevo lasciare Baghdad. Poi la situazione lì si faceva ogni giorno più difficile, e sia gli amici che la famiglia mi hanno spinto a partire. Molti dei miei professori all’Università sono dovuti fuggire. Medici, insegnanti, giornalisti sono tra le figure più a rischio: i nemici dell’Iraq, i nemici dell’umanità, vogliono che la gente diventi ignorante, che dimentichi, che non sappia. Mi sono convinto e sono arrivato qui a Milano. Inizialmente è stato difficile, dopo i primi tre mesi già volevo tornare indietro.
Perché?
Perchè sono innamorato di Baghdad. E’ la mia terra, io appartengo a quel luogo. Mi manca il mio lavoro all’Università, mi mancano i miei studenti. Mi manca l’aria, mi manca l’odore della polvere delle strade che percorrevo, mi mancano i luoghi dove ho studiato quando ero bambino, quando ero ragazzo. E’ una vita, è tutta la mia vita, che non si può dimenticare. Manco da quattro anni. Tornerò, spero il più presto possibile.
Come si trova a Milano?
All’inizio è stato difficile per abituarsi, ci è voluto un po’ di tempo. Quando sono arrivato conoscevo solo poche parole in italiano. Ora appena posso studio, è una lingua che mi piace molto. Sono molto contento poi di avere la possibilità di lavorare qui al Centro Studi Vicino Oriente, con colleghi molto importanti il cui valore è riconosciuto a livello internazionale. Anche i miei studenti sono molto bravi, intelligenti.
Oltre a Milano cosa conosce dell’Italia?
Sono stato a Torino e Udine, a Roma per alcune conferenze, ma non ho ancora avuto modo di visitare l’Italia. Mi manca il tempo, lavoro troppo. Ora sto cercando di pubblicare un libro sulle Coppe magiche della Mesopotamia, che è l’argomento sul quale ho svolto la tesi di Phd.
Pensando all’Iraq vengono in mente le immagini terribili del conflitto che insanguina il paese ormai da troppi anni: anche se sui nostri media non se ne parla, ogni giorno il popolo iracheno piange nuovi morti. Non bisogna dimenticare però che l’Iraq è un paese con una storia straordinaria…
…La Mesopotamia, la terra che si estende tra il Tigri e l’Eufrate, ha ospitato alcune tra le civiltà più famose nella storia dell’umanità. In questa terra è nato l’alfabeto che, tramite il Sumerico e l’Accadico, è stato poi conosciuto in tutto il mondo. E’ la terra di Abramo, o Avraham, o Ibrahim, il patriarca delle tre grandi religioni; è la terra del codice di Hammurabi, la più antica raccolta di leggi conosciute. L’Iraq è la culla della civiltà. Speriamo che l’orrore che sta vivendo in questi anni finisca presto.