Da Corriere della Sera del 24 agosto 2020
Doppio riconoscimento per Amin Maalouf. Lo scrittore libanese si aggiudica la sedicesima edizione del Premio Terzani, con il libro Il naufragio delle civiltà (La nave di Teseo), e la ventitreesima edizione del Premio Malaparte.
Per quanto riguarda il Terzani, ad annunciare il nome del vincitore, durante la conferenza stampa che si è svolta lunedì 24 agosto via Zoom, è stata Angela Terzani Staude, vedova dello scrittore e presidente della giura del Premio letterario internazionale Tiziano Terzani, istituito e promosso dall’associazione culturalevicino/lontano di Udine insieme alla famiglia Terzani. «Per il suo aiuto a farci comprendere le ragioni di una deriva che getta un’ombra inquietante sul futuro dell’intera umanità, per l’esplicito invito a imboccare la strada di una solidarietà globale – ha affermato Angela Terzani – la giuria ritiene che Amin Maalouf meriti il premio letterario internazionale Tiziano Terzani 2020».
Amin Maalouf riceverà il premio il 27 settembre a Udine durante la serata conclusiva del festival vicino/lontano che si terrà dal 24 al 27 settembre (la rassegna e il premio erano previsti a maggio ma sono stati posticipati per l’emergenza coronavirus). Maalouf è stato scelto dalla giuria tra la cinquina dei finalisti composta da Behrouz Boochani per Nessun amico se non le montagne. Prigioniero nell’isola di Manus(add editore), Erika Fatland per La frontiera. Viaggio intorno alla Russia (Marsilio), Francesca Mannocchi per Io Khaled vendo uomini e sono innocente (Einaudi) e Ece Temelkuran per Come sfasciare un paese in sette mosse. La via che porta dal populismo alla dittatura (Bollati Boringhieri). La Giuria che ha assegnato il prestigioso riconoscimento è composta da Enza Campino, Toni Capuozzo, Marco Del Corona, Andrea Filippi, Àlen Loreti, Milena Gabanelli, Nicola Gasbarro, Ettore Mo, Carla Nicolini, Marco Pacini, Paolo Pecile, Remo Andrea Politeo, Marino Sinibaldi.
Elisabetta Sgarbi, direttore editoriale e generale della Nave di Teseo, ha dichiarato: «Sono davvero felice. Amin Maalouf è un autore che seguo da molti anni e che da sempre ritengo uno degli sguardi più intelligenti sul mondo contemporaneo e uno dei narratori più sensibili alle trame del mondo. E mentre il Libano – il suo Libano – ahimè si incendia, pagine come quelle del Naufragio della civiltà, tradotto da Anna Maria Lorusso, sono capaci di renderci tutti più consapevoli degli intrecci che hanno portato alle polveriere attuali, delle promesse che potevamo mantenere e che non siamo stati capaci di custodire, delle sfide e dei rischi che il futuro ci presenta».
Il 3 e 4 ottobre, Maalouf sarà ancora in Italia, questa volta a Capri, per ritirare il Premio Malaparte 2020. La giuria del riconoscimento è guidata da Raffaele la Capria e composta da Leonardo Colombati, Giordano Bruno Guerri, Giuseppe Merlino, Silvio Perrella, Emanuele Trevi e Marina Valensise. Con il riconoscimento, la giuria del Malaparte premia un autore che ha narrato la civiltà del Mediterraneo «con un’opera ampia e riconosciuta che gli è valsa anche l’attribuzione di un seggio tra gli immortali dell’Academie Française».
«Quest’anno molte iniziative, purtroppo, si sono dovute fermare — spiega Gabriella Buontempo, che ha rilanciato il riconoscimento nel 2012 dopo l’interruzione nel 1998 —. Il premio Malaparte ha scelto di non farlo, ovviamente nel rispetto delle regole, per quell’idea di resilienza culturale che da sempre ha nel suo Dna, coerentemente con l’autore di cui porta il nome. E aver scelto, ancor prima dello scoppio della pandemia, uno scrittore come Maalouf, significa voler condividere con lui l’auspicio del recupero di un’armonia che oggi anche la situazione sanitaria ci fa apparire distante».
Per il Malaparte è la seconda volta di un autore francese dalla ripresa nel 2012: proprio quell’anno il premio era andato a Emmanuel Carrère. Cinque gli anglosassoni vincitori — gli americani Richard Ford, Elizabeth Strout, Donna Tartt, l’inglese Julian Barnes e l’irlandese Colm Tóibín — e due gli scrittori di altre lingue, il norvegese Karl Ove Knausgård e la sudcoreana Han Kang. In passato se lo sono aggiudicato grandi autori come Saul Bellow, nel 1984, e Isabel Allende, nel 1998.