Amir Tag Elsir
Il cacciatore di larve
Nottetempo, Roma 2013
Recensione a cura di Chiara Maria Lévêque.
Il cacciatore di larve è un libro curioso. Nella prima metà il lettore fatica a coglierne la trama e deve aspettare fino all’ultima pagina per comprenderne pienamente il senso. Il libro, pubblicato con il contributo del The International Prize for Arabic Fiction, è scritto dal medico sudanese Amir Tag Elsir e sembra svolgersi proprio in Sudan, dato che si respirano tra le pagine sia la terra d’Africa che la lingua araba.
‘Abdallah Harfash, detto Farfàr, è un agente dei servizi segreti, pensionato anticipatamente a causa della perdita di una gamba in servizio. Facendo coraggiosamente fronte al suo destino, il nostro protagonista decide di tuffarsi nel mondo della scrittura, che finora ha conosciuto solo tramite la libreria Foraggi del cristiano R.M., da lui sorvegliato per anni a causa delle pubblicazioni illegali smerciate sottobanco.
Ma come fare per diventare uno scrittore? Tutta questione di strategia. Quella di Farfàr consiste nel riuscire a trarre ispirazione dal grande scrittore A.T., assiduo frequentatore del caffè Palazzo del Sicomoro, dove sorseggia abitualmente una tazza bollente circondato dai suoi ammiratori, prima tra tutti l’aspirante scrittrice S.
Avvicinatosi allo scrittore, con la sua protesi di legno, Farfàr esordisce domandando quali riti propiziatori segua per produrre le sue opere. “Ci sono libri che scrivo vestito di tutto punto nella hall di un grande albergo o nella sala d’attesa di un aeroporto. Altri li scrivo nudo in una stanza chiusa con le tende abbassate, dove non entra un alito di vento. Altri ancora riescono solo se vagabondo per le strade e dormo nei vicoli, chiedendo l’elemosina ai passanti”. All’aspirante scrittore si aprono le porte di un inarrestabile processo di emulazione!
La famiglia di Farfàr è composta dalla zia e da suo marito, detto il massaggiatore, personaggio poliedrico, impegnato ad inseguire il sogno di diventare un grande attore, costi quel che costi. Da quando ha intrapreso la strada della scrittura, Farfàr non riesce più a guardarlo con lo stesso occhio di prima. Adesso il suo è lo sguardo clinico di chi sta soppesando le potenzialità di un personaggio, che lo rendano adatto a far parte di un romanzo.
Farfàr ritorna ad essere un abituale frequentatore della libreria Foraggi, creando un po’ di malumore nel proprietario, ormai stufo della stretta sorveglianza di anni e non convinto del cambio di rotta del protagonista, che in effetti almeno la forma mentis della spia proprio non riesce a perderla, tanto che il suo primo abbozzo di romanzo sembra uno dei tanti rapporti di pedinamento scritti nel corso degli anni.
Nel frattempo la conoscenza tra Farfàr e lo scrittore A.T. si consolida e l’amicizia diviene reale. Lo scrittore, colpito dal cambio di rotta intrapreso dal nuovo amico, desidera aiutarlo a scrivere “larve” che possano evolvere alle successive fasi della vita: “quello che hai scritto adesso è una larva che non diventerà mai una pupa e non completerà la sua metamorfosi”. Intanto Farfàr si immerge nella lettura di Eva è morta sul mio letto, l’ultimo successo letterario del suo Maestro, tra mille congetture sul significato recondito del libro.
Gli inopportuni e onnipresenti servizi di sicurezza fanno capolino qua e là nel corso del racconto, costante ricamo che pervade tutto il libro. A.T. viene gettato in prigione, Farfàr si adopererà per farlo uscire, mentre tutta la trama diviene più fitta, conducendo nel frattempo il massaggiatore alla ribalta della scena televisiva, protagonista della pubblicitàdell’aranciata Nani e portando la scrittrice in erba S. a pubblicare il suo libro, supportata da A.T., che sostiene che dopotutto “la larva di una ragazza vale quanto un tuo insetto adulto. È il cosiddetto sostegno alla bellezza”.
Farfàr finalmente si convince che il massaggiatore è il soggetto ideale del suo romanzo e trafelato corre da A.T. per fargli leggere le prime pagine. Troppo tardi, lo scrittore è scomparso. “In quell’istante, fui preso da un tremito e mi sentii vacillare. È chiaro: il romanziere mi ha rubato il personaggio del massaggiatore”.
Nel frattempo le frequentazioni letterarie dell’ex agente riaccendono l’interesse dei servizi segreti: “Ho paura, veramente paura. Ora provo gli stessi sentimenti delle centinaia, anzi migliaia, di persone che ho braccato al tempo in cui non provavo sentimenti” e il romanzo si avvia a conclusione, accompagnando il lettore verso un finale inaspettato, che preferisco lasciar scoprire achi leggerà il libro.