Di Marco Bardesono da Corriere della Sera del 6 ottobre 2015
Niente Arabia Saudita come ospite d’onore del Salone del Libro di Torino. Sulla scorta delle polemiche nate nei giorni scorsi dopo la condanna a morte del 20enne, Al Nimr, per una manifestazione contro il regime cui ha preso parte quando era ancora minorenne, il Cda della Fondazione ha confermato il ritiro dell’invito. Al suo posto ci sarà invece un focus sulla letteratura araba.
Immediata la reazione dell’ambasciatore dell’Arabia Saudita a Roma, Rayed Krimly, che ha rivolto un appello all’Italia a non interferire negli «affari interni» del Paese e a non dare lezioni in tema di diritti umani. Mentre l’associazione «Nessuno tocchi Caino», che lo ha appreso dalla ong inglese Reprieve, riferisce che un secondo giovane, arrestato quando era ancora minorenne nel maggio 2012 per aver preso parte a una manifestazione, rischia la decapitazione in Arabia Saudita.
Il diplomatico ha invitato «coloro che mostrano particolare interesse ai diritti umani ad approfondire la conoscenza dei casi particolari che si trovano a criticare». Poi ha citato i 14 reati di cui Al Nimr è stato dichiarato colpevole, tra cui «molteplici attacchi armati contro mezzi della polizia, contro personale e stazioni di polizia con armi e bombe molotov, la creazione di cellule terroristiche armate, protezione e assistenza offerta a terroristi ricercati, ripetute rapine a mano armata a danno di negozi e farmacie, nonché reiterati attacchi a proprietà private e pubbliche».
Il Salone 2016 diventerà alla fine l’occasione di dare vita ad un nuovo format, con eventi serali a biglietto ridotto sul «modello Expo», capace di coinvolgere il pubblico di tutte le età e di tutte le formazioni. «Tutti conosciamo poco la letteratura e la cultura araba, spesso fondandoci su pregiudizi – spiega Ernesto Ferrero, la cui nomina a direttore artistico dopo il forfait di Giulia Cogoli è stata approvata dal cda -. Si tratta invece di un patrimonio di grande interesse, la cui conoscenza ci potrà aiutare tutti a capire meglio una parte del nostro mondo». La formula sin qui conosciuta, con un Paese ospite per ogni edizione del Salone del Libro, sembra comunque essere stata messa in soffitta. «Ai lettori e ai visitatori del Salone i confini geografici interessano poco», assicura Ferrero. Meglio puntare su temi, tipologie di culture e sistemi letterari.
Anche di questo si è parlato martedì nel Cda della Fondazione che si è riunito finalmente al completo. Gli obiettivi sono quelli di analizzare il piano editoriale, di strutturare il programma e individuare il tema dominante – che potrebbe riguardare le nuove tecnologie e il futuro, ideale in una rassegna che vorrebbe allargarsi al libro digitale – e fornire il quadro completo entro un mese e mezzo. Ma sul tavolo ci sono anche altre questioni. All’ordine del giorno le presenze «gonfiate» delle ultime tre edizioni. «Non siamo bancarottieri o falsari – sottolinea ancora Ferrero -. Il Salone è uno degli eventi sul libro più accredi tati, sempre più atteso da lettori ed editori che quest’anno hanno venduto, in media, il 15% in più del 2014, ed in un momento di continua crisi del settore librario. È vero, i numeri sono stati gonfiati, ma lo fanno tutti, pure gli editori con le fascette sui libri, anche perché spesso è difficile avere quelli esatti». Sul futuro della buchmesse si è invece soffermata la presidente Giovanna Milella. L’obiettivo, sostiene, è di «renderlo il più appetibile possibile». Per farlo diventa ancora più fondamentale «il coinvolgimento degli editori» e la collaborazione della Rai, con cui «si stanno studiando diverse iniziative congiunte». Come «un grande concerto di apertura» dell’Orchestra Sinfonica Nazionale, ma anche la «digitalizzazione dell’archivio del Salone, un grande patrimonio».
La proposta di invitare la Letteratura Araba tout court al Salone del Libro di Torino nasce da un’idea di Lucia Sorbera e Paola Caridi, studiose della lingua, letteratura, storia e politica dei Paesi arabi.